sabato 17 gennaio 2009

Storie di Surf: mala sorte, buona sorte


Fin dal giorno che arrivarono le gru e posarono il primo pilone del nuovo pontile, Amedeo aveva sognato la grande impresa. Quella protuberanza perpendicolare alla lunga spiaggia era stata osteggiata da tutti. Poi però per forza di cose, era stata approvata e costruita, e ora non rimaneva che fare di necessità virtù: quale miglior modo di ingerire il rospo renderlo parte integrante del progetto? Quale miglior modo, farlo diventare l’oggetto che rende grande l’impresa?

Non era semplice. In primo luogo la preparazione era importantissima. Forma atletica, fluidità sulle onde, padronanza delle manovre erano fondamentali. Poi la la mareggiata. Ci volevano le condizioni giuste: l’intensità e l’angolazione dovevano essere precise. Ci voleva una libecciata con una punta di scirocco; non molto, giusto una correzione per chiudere l’angolo delle onde e farle iniziare a frangere sulla secca esterna creata a 200 mt. a destra del molo.
Che calcolo, accidenti!
Per capire meglio si era fatto aiutare da quella cima di Giacomino e i suoi mirabolanti calcoli matematici. Alla fine dopo ore e ore di simulazioni, erano giunti alla conclusione che il risultato si otteneva con una depressione a 500 km, massimo 600 km. dalla costa, capace di ingenerare venti Forza 7 in rotazione da Sud-Ovest con l’aggiunta di un forza 3 da Sud-Est tirato per almeno 12 ore, con leggera brezza off-shore.
Una probabilità su mille.

I giorni passarono tra allenamenti estenuanti e lettura delle perturbazioni. Poi un giorno, il meteo preannunciò condizioni pressocchè simili a quelle teoricamente previste da Giacomino. Amedeo ne prese coscienza e si meravigliò della rapidità con la quale si stava verificando: solo tre mesi prima avevano detto una probabilità su mille e improvvisamente eccole qua!!! Quasi incredibile.

Amedeo monitorò la mareggiata. La direzione del vento era perfetta, l’intensità forse troppo pronunciata. La buona notizia però era che la brezza da terra sarebbe stato vento sostenuto e probabilmente avrebbe compensato lo squilibrio, riportando dimensioni e angolazioni delle onde all’interno dei “magici” parametri.

Fece passare tutta la notte e alle prime luci dell’alba si recò in spiaggia con la sua tavola. I set erano grossi, il vento assente. La secca non lavorava ancora: c’era bisogno del vento da terra per cambiare l’angolazione, tenere in piedi le onde e farle arrivare indenni sul punto in cui il fondale deportato dai lavori di costruzione, avrebbe fatto rompere le onde in una diagonale perfetta sotto lo spazio più grande tra gli enormi piloni del pontile.

Uscì in un batter d’occhio. La giornata era frizzante e i pochi spruzzi che gli arrivarono lo rinvigorirono ulteriormente. Remò oltre il muro delle onde e ancor di più. I suoi intensi studi delle carte marine e dei modelli matematici lo portarono a posizionarsi esattamente nel punto in cui con il sopraggiungere del vento da terra, le onde avrebbero iniziato a rompere in direzione pontile.

Attese un pò. Quanto era bella la visione laterale!!! Qualche centianio di metri più in là, le barre arrivavano e rompevano disegnando archi precisi la cui visione era al limite dell’ipnotico. Quanta sapienza nelle mani di Dio nel tracciare volte celestiali di acqua!!!

In un attimo ci fu silenzio e nessuna onda con il suo frastuono ruppe lateralmente o verso riva.
Amedeo percepì il cambiamento. Guardò l’orizzonte e poi riva. Tutto era diverso. Nessuna gobba, il mare stirato, perfettamente. Con il palmo della mano scavò nell’acqua e la gettò verso l’alto. Niente vento. Rimase in attesa.

Poi, da lontano una macchia più scura cambiò l’orizzonte. Amedeo l’intuì prima di vederla con gli occhi. Si voltò ancora verso riva e questa volta sentì sulle guance un brivido fresco. Si girò ancora verso l’orizzonte e quello stesso brivido si infilò tra i capelli della nuca e glieli portò in avanti: il vento da terra era arrivato.

Il respiro che pervase i suoi polmoni era carico di energia e concentrazione. Il set si avvicinò e la dimensione era quella giusta. Passò sotto la sua tavola e se ne andò spazzolato dal vento di terra che ormai era diventato sostenuto. In men che non si dica, un’altro set stava per arrivare.
Lasciò andare la prima onda, e vide che l’angolazione era corretta. La seconda, più importante, venne osservata in tutto il suo svolgersi e, accidenti, la diagonale era quasi precisa: a un passo dai piloni! Si preparò per l’ultima, la più grande. Provò a fare un rapido calcolo nella testa ma l’adrenalina attivava altre parti del cervello, non certo le capacità geometrico-matematiche. Si fidò dell’istinto e chiuse gli occhi...

Chi osservò da riva quella bellissima destra srotolarsi dalla secca per più di 200 metri fino a sotto il pontile, ammirò la particolare angolazione del suo svolgersi e la perfezione del suo frangersi. Una lunghissima destra che trafisse il pontile sotto i suoi piloni e continuò a frangere dalla parte opposta fino ad arrivare a riva dove si chiuse in un ricciolo di tubo. Nessuno si lasciò distrarre da quel surfista che, malauguratamente, era partito su quell’onda salvo poi cadere, anche un pò goffamente, sulla parte più ripida subito dopo il take-off.

Con le lacrime agli occhi, dopo aver recuperato la tavola ed osservato il suo frangersi, quello stesso surfista aveva iniziato ad imprecare contro se stesso, conscio forse di aver perso un momento magico. Molti lo videro tornare sul line up e attendere per ore e ore, lasciando scorrere altre onde di rara bellezza e perfezione ma mai della stessa angolazione.

Nel momento in cui uscì dall’acqua, si rese conto della sua dannazione eterna: era stato sul punto di assaporare l’immortalità ma non era riuscito a cogliere l’attimo. Quelle condizioni non sarebbero tornate mai più; nessuna grande impresa sarebbe stata ricordata...


Tempo dopo, quando l'amarezza dell'insuccesso iniziò ad attenuarsi, Amedeo tornò alla spiaggia, da spettatore. Quel maledetto pontile, condanna della sua mancata grandezza, era ancora là ad aspettarlo. Le onde lo lambivano senza toccarlo, quasi come in una forma di rispetto: trafiggerlo una volta, aveva reso misera l'anima di un essere umano.

Improvvisamente, dietro di lui, sbucò Giacomino che, dopo la mancata impresa, aveva accuratamente evitato di incontrare per non fomentare il dolore del rimorso.
"Accidenti, sono mesi che ti cerco. Ma dove ti sei cacciato?"
"Sai, Ama che tra i calcoli che ho fatto, ho scoperto una cosa interessantissima?"
Amedeo non aveva il coraggio e la voglia di guardarlo in faccia.
"Mi sono fatto dare la planimetria del pontile con tutte le misure della struttura e del fondale sottostante e ho scoperto che anche se un giorno ci fosse mai una mareggiata della giusta intensità e angolazione le cui onde riuscissero a tagliare il pontile, sarebbe comunque insurfabile ed estremamente pericoloso perchè non esistono le misure per passare indenni tra i piloni".

Amedeo fu gelato.

"Anzi, ti dirò di più. Sapendo che per arrivare a tagliare il pontile sono necessarie innanzitutto onde di oltre tre metri, ho calcolato che la parete che lo può oltrepassare indenne con una diagonale tra i piloni, e quindi surfabile, deve avere una spalla così alta che tra il surfista e la struttura rimarrebbero solo trenta centrimetri. Neanche un bambino in ginocchio o coricato sulla tavola riuscirebbe a uscirne senza rischiare di sbattere violentemente contro la struttura. Da riva non si capisce perchè innanzitutto le onde non tagliano mai il pontile e poi le prospettive sono falsate da mancanza di riferimenti".
"Sei sicuro?" disse Amedeo.
"Certo, caro. Sono settimane che te lo volevo dire, prima che magari ti mettessi in testa strane idee, nel caso arrivasse la mareggiata..."

Amedeo guardò il suo amico. Mai come in quel momento capì la fragilità della condizione umana. Era stato all'inferno per poi rendersi conto che era il paradiso. La mancata impresa, che sentiva pesante come una condanna eterna, in realtà gli aveva salvato la vita. Non solo aveva evitato di distruggersi, ma si era alleggerito per sempre del fardello dell'ambizione, del desiderio di immortalità, che rendono misero l'animo umano quando se ne impossessano.
"Grazie, amico".
Mi hai salvato per sempre, pensò tra sè e sè, illuminandolo con un sorriso che era un abbraccio.

Dedicato a Nick Gabaldon e a tutti i "Pier riders"

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