sabato 24 gennaio 2009

Il momento della verità

Erano tempi eroici. Tempi di disimpegni. Nessuno aveva niente da fare durante i weekend e nessuno aveva responsabilità particolari. Meno che meno fidanzamenti in corso. Si prendeva e si partiva a caccia di onde, sempre, comunque e ovunque. Bastava che il televideo (accidenti, che mezzo tecnologico di previsione) o la pagina del meteo del Corriere segnalassero libeccio o scirocco, che partivano un giro di telefonate di allerta che 99 su 100 preparavano la domenica al mare.

Si partiva spesso all'alba, con il freddo gelido di Milano ma con il cuore caldo della passione che si trasformava in malattia. Ricordo Clio, Audi, Lancia Delta dai vetri appannati dall'affollamento di quattro, a volte cinque bestie arrapate di onde. E poi ricordo i crampi allo stomaco, il silenzio, la concentrazione, la preghiera che accompagnavano i momenti che passavano dall'uscita del casello autostradale alla spiaggia.

Ci saranno davvero le onde?
Accidenti, facevamo oltre duecento chilometri, sveglia all'alba e tanti altri sacrifici. Ce le meritavamo le onde!!!

Ma a volte, la realtà superava la fantasia. Un gruppo di baldi giovani, pieni di speranze, venivano rimbalzati senza pietà dalla piatta totale. E allora, la delusione era cocente.
Purtroppo, lo dico ora, nessuno di noi ha mai immortalato il momento della verità. Il momento in cui di fronte alla vista della piatta, le nostre facce, le nostre espressioni, all'unisono, prendevano la forma della morte, della sconfitta.
Trovo che questa foto di gruppo, degli anni '70, scattata ad Angourie, sia veramente bellissima perchè riesce a cogliere in pieno quello che ogni surfista, almeno una volta nella vita, ha provato di fronte all'imprevedibilità della natura, grande maestra di vita.

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