martedì 17 giugno 2008

Il canto delle sirene


Realtà e irrealtà; stato di coscienza e incoscienza; visioni oniriche e presenze extracorporee; questi sono alcuni dei sintomi e dei disturbi legati allo stato degenerante del Surfismo. In questa breve testimonianza raccolta da alcuni ricercatori su un paziente cronico, è possibile rendersi conto della gravità della malattia e delle conseguenze devastanti che essa può avere sul sistema nervoso e immunitario del paziente.

Erano ormai gli ultimi giorni di una extra trip surfiero in Costarica, terra dove la natura è bellissima e l’Oceano offre doni perfetti e cristallini a tutti coloro che vogliono goderne.
Il nostro pellegrinare ci aveva portato ad esplorare luoghi incontaminati e onde solitarie trascinandoci inesorabilmente fuori dalla realtà. Giorno dopo giorno io e il “cumenda” avevamo cambiato pelle. La catarsi era stata graduale: un pò lenta nei primi cinque/sei giorni; ma poi fulminea nei giorni seguenti. E sicuramente portava con se segni psicologici non indifferenti.

Per chi è in trip come lo eravamo noi in quelle terre, macinare chilometri alla ricerca dell’onda perfetta era roba da niente.
Il Guanacaste ci aveva stregato. Non ci sarebbe stato più luogo della terra che non sarebbe stato in un angolo del mio cervello, paragonato a questi posti. Gioia e maledizione. Felicità e tristezza.

Dopo un lungo tratto di sterrato, eravamo arrivati finalmente nella zona di Playa Hermosa, lunghissima e bellissima spiaggia nella zona di Jacò. Al centro della playa un gigantesco albero di Almendro, simbolo del posto e punto di riferimento in acqua per tutti i surfers che si avventurano in questo beach break da urlo.

Dove alloggiare in questi ultimi giorni di paradiso? Optare per una accomodazione qualsiasi oppure puntare a qualcosa di diverso? I soldi erano agli sgoccioli. Il luogo però era incantevole. Dovevamo fermarci qui e godere del surf il più possibile. Jacò ed Hermosa dovevano darci l’ultima bastonata per chiudere un capitolo indimenticabile in Costarica.

Shakerati per chilometri e chilometri dagli sterrati polverosi del Costarica, esausti, optammo per la sistemazione più comoda: Hotel Cocal & Casinò – stanza sul retro dell’albergo.

L’episodio recita più o meno così:
Lele: Minchia quanto costa ! Sembra di essere in America altro che Costarica. Appena possibile cambiamo albergo. OK. tanto ci hanno già detto che fra due giorni dobbiamo liberare la stanza.
Lele e Roby: Annuncio: Ok noi ce ne andiamo.
Proposta: C’è la possibilità, se volete poichè si è liberata una stanza, di avere una camera Ocean Front...e costa un po’ di più.
Decisione: e chi se ne frega quanto costa, va bene per una settimana !

Erano i primi segnali della irrequietezza e sconsideratezza causate dalla malattia. Ma non ce ne rendavamo conto. La pulsione, il desiderio di vivere Ocean Front era fortissima. Tutto il resto non aveva senso. Per nessuno. Non per me. Non per Roby, uomo budget a Milano. Fino a che ricordo perfettamente come ora quello che successe quel giorno.

Mi addormentai come un sasso, ero stanchissimo. Alle prime luci dell’alba, ancora immerso nei miei sogni, sentii da lontano delle voci, dolci e suadenti che sussurravano il mio nome. Di primo acchito non ci feci caso e continuai a dormire. Pensai che fossero parte dei miei sogni. Poi queste voci iniziarono ad essere più insistenti, dolci ma insistenti: “Leleeee, …vieniii, vieni da noi…”.
Mi svegliai di soprassalto, mi girai, guardai fuori e le vidi.
Erano loro che mi chiamavano; erano li che mi aspettavano, a pochi metri dal mio giaciglio, e mi invitavano tra le loro braccia.
Erano le onde. Mi avevano osservato tutta notte nel mio letto e ora mi reclamavano per rapirmi come sirene.
Assorto ed estasiato, mi alzai e senza pensarci due volte presi la mia tavola, aprii la finestra, attraversai il giardino e la spiaggia, toccai l’acqua e mi buttai tra le loro braccia…per sempre

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