Erano ormai diversi anni che sentivo questa pulsione che mi faceva muovere in modo sconsiderato alla ricerca di ciò che potesse placare la mia sete perenne. Non avevo mai avuto il coraggio di parlarne a terzi. Condividevo questa sensazione con il mio gruppo di amici, che avrei poi scoperto essere malati anche più di quanto lo fossi io a quel tempo. In siffatte condizioni, in un periodo di magra, ondifera e femmifera, la decisione era stata, ancora una volta, Biarritz. Era Capodanno.
Bello!!! Entusiasmo.
Obiettivo: spararci cinque bei giorni interi di Surf sicuro sull’Oceano. Chi se ne fotte dei mille e passa chilometri. Chi se ne fotte del freddo invernale. L’importante era vivere intensamente una settimana in un abitacolo di macchina e in un appartamento dove gli unici odori riconoscibili fossero il neoprene, la paraffina e la salsedine un pò macerata impregnata tra borse, pinne, leash.
Partimmo in quattro. A noi tre malati cronici si aggiunse, all’ultimo minuto, un tipo particolare che con il Surf non aveva nulla a che fare ma che però voleva “dimenticare” con un viaggio una brutta esperienza femmifera. Lo soprannominammo “Puzzone”. Fu una sorpresa. Un bravo ragazzo, per l’amor di Dio. Peccava però dal lato igienico, o meglio dal lato olfattivo dell’igiene. Nonostante tutto fece colore e ci allietò le giornate che si sarebbero rivelate più tragiche di quanto potessimo pensare.
Viaggiammo di notte come pazzi. Arrivammo alla mattina presto. Dovevamo decidere dove alloggiare. Ci fu la prima discussione..
Mer & Golf. Un nome, un residence di tutto rispetto, situato sulla scogliera alla destra del faro, sulla via che porta da Biarritz ad Anglet.
Il dilemma: vista Mare o vista Golf? Chiaramente i prezzi erano diversi. Si chiama segmentazione: le camere vista mare costavano di più di quelle vista Golf. Optammo, rigorosamente, per la vista mare...lasciarsi tentare dalla vista Golf e dal risparmio, era un pò come ammettere che la vecchiaia avanzava...tant’è...
Dalla veranda della nostra camera iniziammo a vedere queste barre belle, lunghe e precise che arrivavano da lontano e frangevano sulla costa. Minchia che spettacolo!!!
I primi sospetti però non tardarono ad affiorare: se si vedono dall’alto, a così grande distanza dal mare, non sempre è un buon segno. Nel senso che: le onde ci sono, ma forse sono fin troppo grosse!!!!
Cazzo, fu proprio così.
Ce ne rendemmo perfettamente conto quando approciammo il mare da vicino. Grosso, enorme. Una bolgia. Nessuno in acqua.
Ora, potete immaginare l’animo distrutto di tre baldi giovini che si sparano ore e ore di macchina alla ricerca del loro Graal quando poi realizzano che non potranno toccarlo neanche per un secondo? Potete immaginare questo quarto personaggio, distrutto per faccende amorose, dover rincuorare questi tre baldi giovini? Potete immaginare lo stato depressivo racchiuso in questo concentrato umano di sfiga?
I giorni passavano ma l’Oceano non smollava. I primi due giorni furono dedicati al Surf di contorno: shopping, sistemazione e copulazione con le tavole e così via.
Anche il lato gastronomico fu sfruttato. Ci ingozzammo di crepes al cioccolato.
Ma l’ira cresceva dentro di noi. Ogni mattina ci si svegliava e osservando l’Oceano dalla veranda ci si inventava meteorologhi per stimare e prevedere l’evoluzione delle onde. Ma anche l’ottimismo più spinto, ben presto dovette cedere al realismo più concreto.
Ricordo chiaro e nitido, ora come non mai l’ultimo momento di scoramento.
Non sapendo cosa fare per far passare il tempo nel modo più indolore possibile, in attesa del lieto acquietarsi del mare, eravamo andati a vedere ad Anglet lo stadio dove giocava la squadra locale di Hockey su ghiaccio. Qualcuno voleva comprarne il cappellino...
Ecco allora che soddisfatto l’acquisto, improvvisamente ci guardammo in faccia e senza proferir parola, con una smorfia di disappunto disegnata sui volti, ci domandammo: ma cosa siamo venuti qui a fare? che cosa sta succedendo? ma stiamo impazzendo?
La decisione fu storica e all’unisono: presi in mano il mio cellulare, composi il numero e più o meno le parole furono queste:
“Ciao Simon, scusa se ti disturbo, ti chiamo da Biarritz. Volevo sapere se c’erano onde a Sanremo? Un metro e mezzo regolare? Va bè, arriviamo”
Il resto è storia....
La morale è: non c’è morale che tenga. Quando va di sfiga, va di sfiga. Punto e basta
martedì 14 ottobre 2008
Senza pietà
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