sabato 31 maggio 2008
Notturno
Tre giganteschi palloni aerostatici illuminano il campo di gara mentre centinaia di spettatori assistono sulla spiaggia a questa festa del Surf.
La luna e le stelle come contorno.
Location: Anglet
Gara di surf in notturna
mercoledì 28 maggio 2008
Giro d'Italia
Si è più malati di Surfismo all’inizio della pratica del Surf o dopo tanti anni che lo si pratica? A questa domanda è difficile dare una risposta esauriente. Gli specialisti sono divisi. Se si analizzano i dati statisticamente, forse la malattia progredisce con il passare del tempo. Però il semplice dato statistico deve sempre essere accompagnato dal dato qualitativo. Questo episodio narra le gesta iniziali di un gruppo che prende coscienza della propria malattia quando essa esplode improvvisa durante indimenticabili weekend.
Era l’epoca dei pionieri. Era l’epoca dei primi telefonini. I pedaggi autostradali si pagavano ancora in lire e durante i weekend la cassa comune raggiungeva cifre a cinque zeri. Era un epoca pura, veramente la passione la faceva da padrona. O meglio, forse più che passione, avremmo dovuto definirla gia allora malattia. Pura. Ma sempre di malattia si trattava. Gli studi al riguardo però non la indicavano come una patologia. Si d’accordo, alcuni soggetti avevano dei comportamenti strani. Però la medicina non aveva ancora intenzione di dedicare studi e analisi al fenomeno. Il fenomeno era ancora circoscritto.
Ci eravamo ammalati all’incirca tutti nello stesso periodo. Io e Felix, dopo un viaggio in California. Ivan, dopo un weekend al Forte vinto con un concorso a premi. Gighen dopo alcune uscite a Finale e Andora. Il problema era che eravavamo alle prime armi e facevamo gruppo. Eravamo molto sprovveduti.
Si parlava di onde, di tavole e di Surf tutta la settimana. Da sfinimento. Poi con l’approssimarsi del weekend si iniziava la girandola di previsioni: vento da Nord, vento da Sud, alta pressione, isobare, minimo barico. La meteorologia iniziava ad essere un’ossessione. Ricordo che ci volle qualche mese prima di capire come funzionasse la faccenda: vento da mare, porta onde. Però se non cessa, le rovina. Vento da terra, spiana. Però se non è fortissimo, regolarizza. Che ignoranza, noi esseri milanesi, abituati tutto l’anno a bandire la natura dalla nostra vita quotidiana.
Era l’epoca della sfera di cristallo. Internet non esisteva. Tanto meno le webcam. Quando ci si metteva in strada era sempre una scommessa. Minimizzare i rischi di non trovare onde, era un’impresa pressocchè impossibile. I mezzi utilizzati erano diversi: Pag. 416 2/7 del Televideo; cartina con previsione della Gazzetta dello Sport; report della segreteria telefonica di surfnews.
Tutti estremamente pericolosi.
E poi c’erano le intuizioni. Mamma mia che paura le intuizioni. Verso giovedi, qualcuno partiva con un “Me lo sento, c’è onda”. Qualcun altro rispondeva “C’è vento da Sud, si parte”. E autoconvincersi era semplicissimo. Insomma, si confondeva la voglia, il desiderio con la realtà!!! La durissima realtà.
Il mezzo più infallibile, valido tutt’oggi, era il telefono. Chiamare sul posto per avere notizie del mare era pressocchè d’obbligo. Ecco allora che ad ogni Surf trip in Liguria, Toscana, Romagna, si faceva di tutto per prendere numeri di telefono utili per i nostri bisogni. All’inizio si cercavano le ragazze. Così si univa l’utile al dilettevole. Poi però ci si rendeva conto che erano una fonte di informazioni pressocchè nulla. Allora ecco che l’obiettivo passava su surfer locali, bar sulla spiaggia, surf shop locali.
Ma l’assurdo era che quando al sabato si chiamava per avere notizie e spesso ci si sentiva rispondere: “No, non c’è niente...è piatto”, si iniziava a mettere in dubbio la veridicità delle risposte. “Impossibile”; “come fa a dire che è piatto che le previsioni dicono che cè vento da Sud” e così via...E allora si partiva lo stesso. Minchia che musate!!! Era divertente, il viaggio d’andata. Fino all’uscita dal casello, quando con l’approssimarsi della meta la tensione iniziava a salire, la salivazione veniva azzerata, la digestione interrotta, i crampi salivano allo stomaco, la radio della macchina veniva spenta, le ultime preghiere venivano recitate in un irreale silenzio. Poi la vista del mare diveniva liberatoria in tutti i sensi. Allentava la tensione. E poi via in acqua vestiti, tanta era la voglia. Oppure, increduli, delusione più nera e dietrofront a testa bassa, se il mare era piatto.
Fu proprio uno di questi weekend che ci fece realizzare il nostro stato di Surfismo più cronico. Ho detto prima che era l’epoca dell’incoscienza, della passione più sfrenata. A quel tempo niente e nulla poteva fermarci. La nostra meta prediletta era la Liguria. Avevamo come base d’appoggio Finale Ligure. Grazie all’ospitalità della casa dei miei, potevamo partire la sera prima, dormire li e svegliarci alla mattina facendo pochi chilometri per arrivare agli spot. Sprovveduti come eravamo, avevamo deciso di non portare avanti e indietro le tavole, ma di lasciarle alla nostra base di Finale. Niente di più sconsiderato. A metà settimana qualcuno inizia ad avere premonizioni sul weekend di onde. Era giugno, un bel periodo, dove le perturbazioni arrivano e la temperatura inizia ad essere calda. Le cartine parlano di vento da Est o perlopiù di scirocco. Minchia la Romagna!!! Bello surfare in Romagna. Bella gente, si mangia bene, ci si diverte. E allora? Che si fa? Neanche a pensarci: sabato sera, si parte. Si perchè si aspettava la chiusura del negozio di Felice per partire.
Milano-Finale 2 ore: 210 km; arrivo verso le 22.30. Cosa facciamo, volete andare a dormire, così presto? Ma neanche per sogno, birraccia da Pilade. A nanna storti verso mezzanotte e mezza. Sveglia alle quattro e trenta della mattina, carichiamo le tavole e via che altrimenti si fa tardi.
Finale Ligure-Bivio Parma-Livorno: 160 km; arrivo verso le 6.30 del mattino. Che si fa? Ma neanche a chiederlo: VENTO DA EST, QUI SPIANA, IN ROMAGNA E’ BUONO!!!
Via allora si prosegue: Bivio Parma-La Spezia – Milano Marittima: 340 km; arrivo verso 10.30 a destino. SFATTISSIMI. Minchia che tirata.
Barcollando scendiamo dalla macchina. Giusto il tempo per una veloce stiratina ed ecco lo spettacolo del mare...PIATTISSIMO...solo un’ondina di risacca piccola piccola. Forse non ce ne rendiamo conto, entriamo in un bar per una colazione ristoratrice. Quando usciamo i musi iniziano a farsi lunghi. La triste e dura realtà, eccola qua. Inesorabilmente PIATTO.
Passammo la mattinata e tutto il pomeriggio a dormire in spiaggia, cercando di recuperare le ore di sonno perse a causa della levataccia. Ci risvegliammo bruciacchiati dal sole di giugno. Girammo un paio di Surf shop locali, giusto per tirarci un pò su di morale. Ripartimmo verso le 18.
Riccione-Milano: 330 km; 3 ore e mezza. Arrivo a destino ore 22.
Bilancio: 24 ore di tempo; 11 ore di viaggio; 1040 km. percorsi; svariati litri di benzina consumati; svariate lire di benzina consumate; svariate lire di casello pagate;
zero onde surfate.
Prognosi medica: Surfismo fase terminale.
Giudizio popolare: quattro deficienti a fare il giro d’Italia!!!!
Etichette:
Compagni di surf,
Storie di Surf,
Surf Trip,
Surfismo
martedì 27 maggio 2008
Visione celestiale
Forse perchè infinitamente breve e veloce, toglie il respiro. Un momento unico che non si ripeterà mai allo stesso modo. Quando i suoi colori esplodono in cielo e tu sei ancora tra le onde, un senso di infinito ti avvolge. E non puoi smettere di pensare a quanta magnificenza c'è in un opera simile. Al confronto, è un qualcosa che ti fa sentire piccolo e grande allo stesso tempo. Non vorresti mai smettere di guardare tale spettacolo. Vorresti poter fermare il momento e fissare per sempre la sua immagine nel cassetto dei ricordi migliori. Ma non puoi. Allora ti fai aiutare dall'obiettivo della macchina fotografica. Ma pertanto che lo scatto sia perfetto, mai potrà catturare la vera essenza di una visione celestiale...
Location: Anglet
Etichette:
Biarritz,
Fotografia,
Poesia del surf,
Visioni
lunedì 26 maggio 2008
Jair Bortoleto e l'anima surfiera paulista
"Alma Santista" è il primo libro fotografico di Jair, un'opera in bianco e nero che racconta la cultura della spiaggia di San Paolo, le sue icone, i suoi personaggi, il loro modo di vivere la vita e il surf. Il ritratto schietto di un mondo pieno di contraddizioni, affascinante, unico.
Jair ama il mondo imperfetto. Le sue foto sono sgranate, sovraesposte, mosse, imperfette. Ritraggono la purezza di uomini imperfetti; il loro movimento, il loro magico surfare ne esprimono per un momento la purezza, infinita. Per maggiori informazioni visitate il suo blog dal titolo che racchiude tutta la sua filosofia "pureness in the imperfection". Enjoy
Etichette:
Arte,
Fotografia,
Jair Bortoleto,
Poesia del surf,
Surfiero
domenica 25 maggio 2008
Ithaka
Un tipo strano, malato di Surfismo fuori dal comune.
Poliedrico: rapper, scultore, scrittore, fotografo, artista visivo.
Californiano d'origine, cittadino del mondo per adozione. ITHAKA (cioè Darin Pappas) ama il Surf e l'Oceano. Un amore viscerale che esprime attraverso le sue creazioni: "reincarnazioni di una tavola da surf" è il titolo di una serie di sculture che ripensano il concetto di surfboard in modo libero e creativo.
Le creature del mare gli sono amiche: Darin è capace di trasformarsi da essere umano in creatura mitologica dove i capelli sono i tentacoli di un polpo o un ciuffo di pesci. D'altronde, con il nome omerico che si ritrova, non potrebbe essere altrimenti. Innumerevoli i suoi riferimenti in rete; se volete capirlo meglio vi segnalo un suo blog di foto,il sito ufficiale oppure ancora ascoltate il suo ultimo album.
Poliedrico: rapper, scultore, scrittore, fotografo, artista visivo.
Californiano d'origine, cittadino del mondo per adozione. ITHAKA (cioè Darin Pappas) ama il Surf e l'Oceano. Un amore viscerale che esprime attraverso le sue creazioni: "reincarnazioni di una tavola da surf" è il titolo di una serie di sculture che ripensano il concetto di surfboard in modo libero e creativo.
Le creature del mare gli sono amiche: Darin è capace di trasformarsi da essere umano in creatura mitologica dove i capelli sono i tentacoli di un polpo o un ciuffo di pesci. D'altronde, con il nome omerico che si ritrova, non potrebbe essere altrimenti. Innumerevoli i suoi riferimenti in rete; se volete capirlo meglio vi segnalo un suo blog di foto,il sito ufficiale oppure ancora ascoltate il suo ultimo album.
sabato 24 maggio 2008
Deluxe
Puntualizzo. Non è questa sicuramente la Baja che ricordo dal mio Surf trip. Quella era eroica, minimale, essenziale.
Eppure su quella spiaggia del Cabo avevo visto quella schiera di messicani lavorare come dei pazzi giorno e notte per costruire nei pressi del mare, una struttura che doveva diventare un "lodge", come dicono gli americani (e ce ne sono tanti a Cabo San Lucas).
Ebbene, ora ho scoperto cosa è diventato. Un magnifico Hotel con 22 stanze, esclusivo, che si affaccia su uno degli spot più famosi della zona. Del tipo, si alloggia a venti metri dalle onde; del tipo, si è i primi al tramonto e gli ultimi all'alba. Un vero resort per "papponi" del surf. Deliziatevi gli occhi sul sito cabosurfhotel. I prezzi sono all'americana. Ma chissà...si vive una volta sola...
venerdì 23 maggio 2008
Relax post orgasmo
giovedì 22 maggio 2008
L'ultima onda
Quando ormai non ne hai più; quando la schiena inizia ad "urlare" e i movimenti si fanno più lenti, è ora di uscire. La stanchezza affiora dopo ore di ammollo. All'inizio non te ne accorgi; poi ti rendi conto che tra un'onda e l'altra passi troppo tempo a "fa er bagnetto". Allora raccogli le residue energie e ti proietti sull'ultima onda della giornata perchè rimanga indimenticabile. Ti dovrà accompagnare per almeno tre settimane, visto che di mareggiate non ne sono più previste. E poi tra due domeniche c'è anche la cresima di un nipote lontano...cazzo vedrai che farà mare...
Allora te ne fai una che ti sembra ok; ed in effetti non è male. Arrivi a riva, raccogli la tavola, annodi il leash e cammini sul bagnosciuga verso la spiaggia. Ma poi, cazzo, ti giri e vedi quell'altra ancora che si srotola e ti guarda invitante e sexy come non mai. E' allora che sai che l'ultima onda non sarà mai l'ultima...
domenica 18 maggio 2008
Singlefincafè
Si sà: Andora è la Sant'Onofre italica. Uno spot per longboard che con scirocco o libeccio può regalare lunghissime barre. Lo spot è rinomato e i surfer di lombardia e piemonte lo invadono spesso per godere dei suoi gioielli liquidi. Il clima in acqua è sempre molto rilassato nonostante l'affollamento sia sostenuto. Da pochissimo, ad accogliere le orde di surfers che accorrono da ogni parte, è nato il Singlefincafè, un vero e proprio punto di ritrovo e di ristoro per i surfisti. Situato di fronte allo spot, il nuovissimo locale aperto da tre serfisti milanesi è veramente stiloso. Sul soffitto tavole uniche e originali californiane; alle pareti quadri artistici e foto storiche arredano il locale. L'atmosfera è molto anni '60 e ci si può rilassare dopo una bella surfata guardando un video e scambiare ancora quattro chiacchiere sulle onde della giornata, sulla mareggiata del giorno prima e sul prossimo surf trip estivo.
Attenzione però: i ragazzi dietro al bancone sono molto malati; il loro surfismo è conclamato. Uno di loro si aggira per il paese con un storico furgone rosso VW. Gli altri invece fanno i caffè e preparano i panini con la muta addosso (anche in estate). Se siete da quelle parti, andate a trovarli...ne vale proprio la pena. Altrimenti, tenete d'occhio il loro blog singlefincafè
Aloha
sabato 17 maggio 2008
Giorni di onde: La fame e Jerry Lopez
Mi piace correlare queste due immagini perchè esprimono lo stesso concetto: il surf è dove lo trovi.
A dirlo è Jerry Lopez, uno che è nato alle Hawaii e che ha surfato tutte le onde del mondo.
In pratica lui dice: non importa dove siate e quanto siano alte le onde. L'importante è entrare in acqua, fare scivolare la tavola, anche su 20 cm., e sentir fluire dentro di se quella sensazione divina che ti fa lasciare per unici interminabili momenti le tue spoglie mortali per avvicinarti a quanto di più ultraterreno esista.
Questo libro e questo concetto potrebbero essere stati partoriti in Italia: chi meglio di noi riesce a godere anche di mezzo metro d'onda? La fame fa questi scherzi (piacevoli)
Oggi, Andora - un metrino d'onda longbordabili
Etichette:
Andora,
Giorni di onde,
Jerry Lopez,
Surf estremo
venerdì 16 maggio 2008
Godocosìtantochesurfofinoariva
Etichette:
Danni,
Giorni di onde,
Surf estremo,
Surfismo,
Tipi strani
giovedì 15 maggio 2008
Dado Brado
Il soggetto analizzato presenta ormai gia da diversi anni parecchi disturbi psicofisici non ben individuati. I referti indicano che fin dalla più giovane età il giovane Dado si discostava dalle attività ludiche dei suoi coetanei, privilegiando al calcio, sport alternativi quali football americano, freesbe, baseball e wrestling.
Le sue passioni "americane" lo avevano portato a frequentare ambienti alternativi e ad assumere anche un aspetto fisico diverso. E' dei primi anni novanta l'inizio della pratica di skate in line e skateboard, fino alla perdita della sua verginità con lo snowboard, quando ancora scarponi e tavole erano rare da trovare nei negozi. Ed è proprio da questo momento che il ragazzo cade in un vortice che ancora oggi non controlla.
Durante una vacanza in Marocco, ad Agadir, prova il boogie board e si rende conto che c'è qualcosa di strano dentro di lui. Prova a proseguire la sua vita normale, ma il Surfismo è conclamato. Qualche anno dopo, senza aver mai provato una sola volta a surfare, entra in acqua a Natale a Finale Ligure con una mareggiata di oltre due metri. Dopo essere arrivato per miracolo sul line up, si getta su una bestia di due metri con una Hot Buttered 6'2" peraltro non sua, viene catapultato come un missile a riva, atterra nella risacca e esce lapidato da pietre pesanti e sassi di ogni tipo.
Cerca di disintossicarsi con ogni mezzo, come il calcetto, il calcio a sette, cardio fitness e spinning ma l'impulso primordiale rimane costante. Si reca a Bali con altri "malati" suoi amici e qui si spara epiche session trasformandosi in un vero animale da Surf. Spacca due leash, una tavola, e qualche altro oggetto.
Oggi, dopo diverse cure a cui si è sottoposto, alterna momenti di lucidità ad altri di appannamento. L'ultima sua presenza è segnalata ad Andora, poco prima di un Capodanno, con un metro d'onda e tramontana ghiacciata tiratissima. Ancora oggi ricorda l'esperienza tragica dello svestire la muta con tutt'intorno i rigori di un gelidissimo inverno. Da quel giorno per lui qualcosa è cambiato...Oggi si diletta in cucina, specialità branzini al sale e gioca "duro" al due...meditate gente, meditate
Etichette:
Casi clinici,
Compagni di surf,
Storie di Surf,
Tipi strani
mercoledì 14 maggio 2008
martedì 13 maggio 2008
Tre amici e un cane
Il silenzio di certi momenti assorti ad osservare il mare, fa da contrasto al chiasso di certe serate passate tra grida e risate. Tre amici di tavola sulla spiaggia ad osservare l'orizzonte in attesa di cogliere i segni del loro futuro imminente.
Lele, Felice e Ivan a Fuerte - qualche estate fa
Special Guest: Cane
Etichette:
Compagni di surf,
Fuerteventura,
Storie di Surf
lunedì 12 maggio 2008
Alaia
C’è tanta poesia, un pizzico di sogno e tanta nostalgia nel concetto di Alaia. Attorno a questo termine hawaiano che definisce una semplice tavola da surf in legno completamente sprovvista di pinne (e di attacco per il leash), ruota tutta una filosofia che non è solo sportiva ma anche di vita. Ritornare a cavalcare le onde come lo facevano i re alle Hawaii è il sogno di forse tutti i surfisti che oltre allo sport hanno abbriacciato anche la cultura e la storia del surf; tornare a sentire le stesse semplici sensazioni primordiali che regalavano quelle antiche tavole grezze fatte di legno e nulla più, significa realizzare il sogno dell’estremo essenziale, della purezza.
D'altronde, provate ad immaginare cosa fecero i primi avventurosi surfers quando trascinati da non so quale pulsione provarono a gettare in mare un semplice pezzo di legno tentando di farlo scivolare, inventandosi questo sport.
Tom Wegener con la sua filosofia e le sue creazioni in legno; Thomas Campbell con la sua arte visiva ed immaginifica sono coloro che hanno riportato in vita questo concetto e la sua filosofia annessa. Enjoy
Etichette:
Alaia,
Mitologia del Surf,
storia del surf,
Surfboards,
Thomas Campbell,
Tom Wegener
domenica 11 maggio 2008
Playa del Hombre
Una terra scura di origine vulcanica circonda questo sito di onde, sulla costa nord orientale dell'isola di Gran Canaria. Un luogo tutt'altro che remoto ma non per questo inflazionato o invaso da orde di turisti e surfers dell'isola. Tutt'altro. Un piccolo angolo di paradiso.
Un luogo dove i surfers locali sono soliti ritrovarsi per trascorrere lunghe giornate su "la Playa", surfeggiando tra una session e l'altra raccontandosi della sera prima o di come sono riusciti tra un set e l'altro a picchiare dentro un paio di tubi, sulle corte e ripide destre a centro baia.
Un posto "amichevole" dove con il rispetto puoi veramente goderti le tue belle onde senza che nessuno del posto abbia mai da guardarti male. Ho trascorso l'ultima mia estate quasi interamente qui, con la mia family a "cuocere" allegramente sulla spiaggia nera e io in acqua ore e ore a godermi queste belle calde onde.
Se volete godervi la vita di Playa del Hombre come foste sul posto, con i locals, le sue onde e le sue stramberie date un occhiata al sito del mio amico Alx...non ve ne pentirete...
Etichette:
Gran Canaria,
Playa del Hombre,
Storie di Surf,
Surf Trip
venerdì 9 maggio 2008
L'ultima frontiera
Il posto più infame del mondo; il crocevia dei sogni di due popoli diversi; il cancello del paradiso e dell'inferno: questa è la frontiera tra California e Baja; questa è Tijuana. Da una parte gente comoda dalla vita facile; dall'altra gente scomoda alla ricerca di un sogno materiale che viene venduto sui cartelloni delle mille pubblicità.
In mezzo, una frontiera, una terra di nessuno. Gente che va e viene, gente che aspetta, gente che scappa non si sa da cosa.
In quel viaggio che ci portava verso le calde onde del Pacifico, quella frontiera ce la ricordiamo ancora molto bene. Carichi di 3 Takayama appena acquistate con le nostre carte di credito fiammanti e buoni propositi a non finire, abbiamo valicato il confine tra il bene e il male confusi nel giudicare il giusto e lo sbagliato. Che impresa quella dei nostri baldi eroi!!!! E che viaggio li avrebbe attesi attraverso la terra dei mille cactus fino alle onde del Cabo. Li animava il sacro fuoco dell'avventura; li animava la vibrazione della giovine età. Li animava la conquista di un impresa e la giusta ricompensa delle beneamate onde del Pacifico.
Nelle foto: Gighen uomo di confine - Elaisa, custode dei tesori -
Quando? Estate '97
Etichette:
Baja California,
California,
Storie di Surf,
Surf Trip
mercoledì 7 maggio 2008
Elisir di lunga vita
Era una bellissima giornata a Sant'Onofre...e ormai ero in acqua da più di due ore ancora incredulo di tutto quello che mi stava attorno. Ero stato colpito dall'atmosfera rilassata e paradisiaca che c'era e avevo gia iniziato a fare sogni in prospettiva...in fin dei conti la giovinezza è anche un pò spensieratezza...Il livello in acqua era alto, e ad esso corrispondeva un'altrettanto alta seniority.
Lo avevo visto arrivare da lontano. Avrà avuto poco meno di 70 anni; muoveva a malapena le braccia e non riusciva a girare il collo. Tutti lo salutavano; sembrava che un'onda lo travolgesse da un momento all'altro, così precario e malmesso sul suo long in balsa.
Eppure era lì, sulla linea up in mezzo a noi baldi giovani per fare le stesse cose che aveva sempre fatto e che lo rendevano ancora vivo: il Surf, malattia lunga ed inesorabile che neanche la vecchiaia aveva debellato..
I set erano belli grossi.
Ad un tratto un'anomala lo colse di sorpresa.
Remando fuori vidi la scena e pensai tra me e me: che brutta fine!
frullato senza pietà.
E invece no!
Perché San Onofre perdona le vecchie glorie che gli rendono onore.
Lo vidi là, ancora più malconcio ma ancora sul suo long, seduto, in attesa della sua onda.
Poi arrivò il set: era per lui, solo per lui. Tutti si fermarono. Lui si stese lentamente, iniziò a remare, tutti lo incitavano; l'onda si alzò grossa, io vidi da dietro che spariva con essa per una sola lunga corsa della giornata che sicuramente valeva una vita intera !
E' come se mi avesse regalato un sorriso e una gioia immensa, da qui alla fine dei miei giorni. Vedere gente di sessanta, settant'anni entrare in acqua con due metri nonostante l'età e gli acciacchi e prendere le loro belle due o tre onde al giorno è stato per me un lasciapassare per la vecchiaia.
Gente ! queste persone esistono ed esiste un luogo che ridà loro la gioventù: è San Onofre, lo spot dell'eterna giovinezza, un paradiso sulla terra, un dono della natura. Sapete cosa vuol dire?
Significa allungare la vita, significa vivere (surfare) fino a che si è un po' "in gamba", anche oltre la soglia. Significa essere tranquillo e sereno adesso perché comunque non è ancora troppo tardi per farlo.
Nel 2030, se mi cercherete, sapete dove trovarmi…in compagnia della mia "grisa" e del mio Labrador.
Fonte: CSSI - Centro Studi Surfismo Italiano
Anno di raccolta: 1998
Etichette:
California,
San O',
Storie di Surf,
Surf Trip,
Surfismo
martedì 6 maggio 2008
Di padre in figlio...
lunedì 5 maggio 2008
Piccoli piaceri della vita (poco quotidiana)
domenica 4 maggio 2008
Castelli di sabbia
Un artista originale e visionario che predilige i grandi spazi delle spiagge oceaniche. Jim Denevan fa disegni a mano libera sulla sabbia. Con la bassa marea, su spiagge infinite, Jim prima cerca il bastone che usa per tracciare i disegni. Poi dopo aver spesso lavorato anche per più di 7 ore e camminato anche oltre 30 miglia, completa la sua opera che all'occhio umano appare assai diversa a seconda che venga osservata a livello del terreno o dall'alto.
Sono opere estreme, elaborate, immaginifiche e temporanee. Nel giro di un cambio di marea, vengono cancellate dall'oceano rimanendo solo nei ricordi di chi ha osservato.
sabato 3 maggio 2008
Centrifuga
L'azione: una lavatrice che esplode risucchiando e centrifugando tutto quello che trova sotto le sue grinfie.
L'effetto: una grande massa d'acqua che esplode e che a causa della forte pressione penetra il corpo del surfista sturandone letteralmente ogni singolo buco. Due giri concentrici e poi una caduta verticale verso il fondale.
La morale: di fronte alla forza della natura, tu non sei nessuno. E' meglio che non te lo dimentichi mai!!! Capito? Mai!!!
In azione: Lele Close Out - Location: Mexico - Manzanillo Bay - Quando: troppe estati fa
L'effetto: una grande massa d'acqua che esplode e che a causa della forte pressione penetra il corpo del surfista sturandone letteralmente ogni singolo buco. Due giri concentrici e poi una caduta verticale verso il fondale.
La morale: di fronte alla forza della natura, tu non sei nessuno. E' meglio che non te lo dimentichi mai!!! Capito? Mai!!!
In azione: Lele Close Out - Location: Mexico - Manzanillo Bay - Quando: troppe estati fa
Etichette:
Close out,
Messico,
Surf estremo,
Surfiero
giovedì 1 maggio 2008
Iscriviti a:
Post (Atom)